Audiencia del Santo Padre a los Médicos con África CUAMM
(Colegio Universitario de Aspirantes y Médicos Misioneros)
7 de mayo de 2016.- El Papa Francisco ha recibido esta mañana a 9.000 miembros de la organización «Médicos con África CUAMM (Colegio Universitario de Aspirantes y Médicos Misioneros) que trabajan para la protección de la salud de las poblaciones africanas y elaboran proyectos de desarrollo a largo plazo. La organización, fundada hace 65 años por el doctor Francesco Canova y por el sacerdote Luigi Mazzucato, desempeña su tarea en Uganda, Tanzania, Mozambique, Etiopía, Angola Sudán del Sur y Sierra Leona, la “última milla” de los sistemas sanitarios, como dijo el Papa en el discurso que les dirigió, en el que subrayó también que la salud “no es un bien de consumo, sino un derecho universal por lo cual el acceso a los servicios sanitarios no puede ser un privilegio”.
“La salud, especialmente la de base, se niega de hecho en diferentes partes del mundo y en muchas regiones de África -reiteró el Pontífice- No es un derecho de todos, sino todavía el privilegio de unos pocos, aquellos que pueden pagarla. La accesibilidad a los servicios sanitarios, al tratamiento y a las medicinas sigue siendo un espejismo. Los más pobres no pueden pagarlo y están excluidos de los servicios hospitalarios, incluso de los más básicos y primarios. De ahí la importancia de vuestra actividad generosa en ayuda de una red capilar de servicios capaz de responder a las necesidades de las poblaciones”.
“Son las periferias geográficas a las que el Señor os mandar para ser buenos samaritanos, para salir al encuentro del pobre Lázaro, a través de la «puerta» que conduce desde el primero al tercer mundo. ¡Esta es vuestra «puerta santa»!”, exclamó Francisco, recordando que CUAMM trabaja con lo sectores más vulnerables de la población, entre ellos, las parturientas y los recién nacidos, porque en Africa siguen siendo muchas las mujeres que mueren de parto y muchos los niños que no llegan al segundo mes de vida a causa de la desnutrición y de las epidemias. “Sed expresión de la Iglesia madre -añadió- que se inclina sobre los más débiles y los cuida”.
A continuación señaló que los procesos de desarrollo auténticos y duraderos requieren plazos largos y una lógica de “sembrar con confianza y esperar con paciencia los frutos” porque “Africa necesita un acompañamiento paciente y constante, tenaz y competente” y las intervenciones requieren “planes de trabajo serios, exigen investigación e innovación e imponen el deber de transparencia con los donantes y con la opinión pública”.
“Sois médicos «con» África y no «para» África -reconoció. Estáis llamados a involucrar a las gentes africanas en el proceso de crecimiento, caminando juntos, compartiendo dramas y alegrías, penas y entusiasmo. Los pueblos son los primeros agentes de su desarrollo, los principales responsables. Sé que os enfrentáis a los desafíos diarios con gratuidad y ayuda desinteresada, sin proselitismos ni ocupación de espacios. Al contrario, colaboráis con las Iglesias y los Gobiernos locales, en la lógica de la participación y la compartipación en los compromisos y responsabilidades. Os exhorto a mantener vuestro enfoque peculiar de las realidades locales, ayudándolas a crecer y dejándolas cuando son capaces de seguir por su cuenta, en una perspectiva de desarrollo y sostenibilidad. Es la lógica de la semilla,que desaparece y muere para dar fruto duradero”.
Por último destacó que siguiendo las enseñanzas de sus fundadores, testigos de una misionalidad de cercanía y evangélicamente fecunda la CUAMM lleva a cabo su obra con valor y es expresión de una Iglesia que no es “una superclínica para VIP», sino más bien un «hospital de campaña.» Una Iglesia con un gran corazón, cercana a los muchos heridos y humillados de la historia, al servicio de los más pobres”.
(VIS)
Discorso del Santo Padre
Sono lieto, cari fratelli e sorelle, di dare il benvenuto a ciascuno di voi, “Medici con l’Africa Cuamm”, che operate per la tutela della salute delle popolazioni africane; e più lieto ancora dopo aver ascoltato le parole che mi hanno avvicinato tanto a quei posti lontani, la testimonianza di questi medici ha portato il mio cuore laggiù, dove voi andate semplicemente per trovare Gesù. E questo mi ha fatto tanto bene. Grazie. La vostra organizzazione, espressione della missionarietà della diocesi di Padova, nel corso degli anni ha coinvolto tante persone che, come volontari, si sono adoperati per realizzare progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo. Vi ringrazio per quanto state facendo in favore del diritto umano fondamentale della salute per tutti. La salute, infatti, non è un bene di consumo, ma un diritto universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio.
La salute, soprattutto quella di base, è di fatto negata – negata! – in diverse parti del mondo e in molte regioni dell’Africa. Non è un diritto per tutti, ma piuttosto è ancora un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela. L’accessibilità ai servizi sanitari, alle cure e ai farmaci rimane ancora un miraggio. I più poveri non riescono a pagare e sono esclusi dai servizi ospedalieri, anche dai più essenziali e primari. Di qui l’importanza della vostra generosa attività a sostegno di una rete capillare di servizi, in grado di dare risposte ai bisogni delle popolazioni.
Avete scelto i Paesi più poveri dell’Africa, quelli sub-sahariani, e le aree più dimenticate, “l’ultimo miglio” dei sistemi sanitari. Sono le periferie geografiche nelle quali il Signore vi manda ad essere buoni samaritani, ad uscire incontro al povero Lazzaro, attraversando la “porta” che conduce dal primo al terzo mondo. Questa è la vostra “porta santa”! Voi operate tra le fasce più vulnerabili della popolazione: le mamme, per assicurare loro un parto sicuro e dignitoso, e i bambini, specie neonati. In Africa, troppe mamme muoiono durante il parto e troppi bambini non superano il primo mese di vita a causa della malnutrizione e delle grandi endemie. Vi incoraggio a rimanere in mezzo a questa umanità ferita e dolente: è Gesù. La vostra opera di misericordia è la cura del malato, secondo il motto evangelico «Guarite gli infermi» (Mt 10, 8). Possiate essere espressione della Chiesa madre, che si china sui più deboli e se ne prende cura.
Per favorire processi di sviluppo autentici e duraturi sono necessari tempi lunghi, nella logica del seminare con fiducia e attendere con pazienza i frutti. Tutto questo lo dimostra anche la storia della vostra Organizzazione, che da più di sessantacinque anni è impegnata a fianco dei più poveri in Uganda, Tanzania, Mozambico, Etiopia, Angola, Sud Sudan, Sierra Leone. L’Africa ha bisogno di accompagnamento paziente e continuativo, tenace e competente. Gli interventi necessitano di impostazioni di lavoro serie, domandano ricerca e innovazione e impongono il dovere di trasparenza verso i donatori e l’opinione pubblica.
Siete medici “con” l’Africa e non “per” l’Africa, e questo è tanto importante. Siete chiamati a coinvolgere la gente africana nel processo di crescita, camminando insieme, condividendo drammi e gioie, dolori ed entusiasmi. I popoli sono i primi artefici del loro sviluppo, i primi responsabili! So che affrontate le sfide quotidiane con gratuità e aiuto disinteressato, senza proselitismi e occupazione di spazi. Anzi, collaborando con le Chiese e i Governi locali, nella logica della partecipazione e della condivisione di impegni e responsabilità reciproche. Vi esorto a mantenere il vostro peculiare approccio alle realtà locali, aiutandole a crescere e lasciandole quando sono in grado di continuare da sole, in una prospettiva di sviluppo e sostenibilità. È la logica del seme, che scompare e muore per portare un frutto duraturo.
Nel vostro prezioso servizio ai poveri dell’Africa avete come modelli il vostro fondatore, il dott. Francesco Canova, e lo storico direttore, don Luigi Mazzucato. Il dottor Canova maturò nella FUCI l’idea di andare per il mondo in soccorso degli ultimi, progettando un “collegio per futuri medici missionari” e delineando la figura del medico missionario laico. Da parte sua, don Mazzucato è stato direttore del Cuamm per 53 anni, ed è mancato lo scorso 26 novembre all’età di 88 anni. Egli è stato il vero ispiratore delle scelte di fondo, prima fra tutte la povertà. Così ha lasciato scritto nel suo testamento spirituale: «Nato povero, ho sempre cercato di vivere con il minimo indispensabile. Non ho nulla di mio e non ho nulla da lasciare. Il poco vestiario che possiedo lo si dia ai poveri».
Sulla scia di questi grandi testimoni di una missionarietà di prossimità ed evangelicamente feconda, voi portate avanti con coraggio la vostra opera, esprimendo una Chiesa che non è una “super clinica per vip” ma piuttosto un “ospedale da campo”. Una Chiesa dal cuore grande, vicina ai tanti feriti e umiliati della storia, a servizio dei più poveri. Vi assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera. Benedico tutti voi, i vostri familiari e il vostro impegno per l’oggi e il domani del Continente africano. E vi chiedo, per favore, di pregare anche per me, perché il Signore mi faccia ogni giorno più povero. Grazie!