Saludo al Santo Padre del Decano del Cuerpo Diplomático acreditado ante la Santa Sede

Udienza del Santo Padre Francesco al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Indirizzo di saluto del Decano del Corpo Diplomatico,
S.E. il Signor George Poulides,
Ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede

Santissimo Padre,

sono profondamente onorato di presentarLe, ancora una volta, in qualità di Decano del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, i nostri migliori auguri di buona salute e di proficua prosecuzione della Sua missione apostolica.

Mi permetta di esprimere la gioia di poter vivere insieme il consueto momento d’incontro che riempie i nostri cuori di speranza e mostra al mondo, simbolicamente, i rappresentanti degli Stati raccolti attorno al Santo Padre. L’anno della pandemia che si protrae ha visto la Sua figura prodigarsi incessantemente a favore della pace, della costruzione del dialogo, della difesa dell’ambiente e della protezione dei nostri simili più deboli e indifesi. In ogni modo “opportune et inopportune”, ha comunicato instancabilmente che non ci si salva da soli. Come da Lei indicato nell’enciclica Fratelli Tutti la pandemia è indubbiamente la prova del nostro tempo nella quale nessuno può isolarsi né come individuo né come collettività. Dalla crisi sanitaria dovuta al Covid-19 non è possibile uscire ritrovando la normalità perduta con le sue ineguaglianze e sofferenze ma cercando soluzioni nuove che facciano cambiare i nostri stili di vita. Con Fratelli tutti, Lei ha proposto una profonda “rivoluzione” della fraternità, di cui tutti possiamo essere attori: i singoli come gli Stati.

Essere fratelli vuol dire avere una casa comune. È un messaggio che Lei ha esplicitato anche nell’enciclica Laudato si’ del 2015. E ce n’era bisogno! Il Suo messaggio, in questi anni, ha contribuito a preparare il terreno fertile per un cambio di approccio della politica ambientale, tema dominante della Conferenza delle Parti dell’ONU, meglio conosciuta come COP26, tenutasi a Glasgow nell’anno appena trascorso. Conscio che il problema può essere risolto solo attraverso la collaborazione di tutti, Lei ha lanciato e firmato in Vaticano lo scorso 4 ottobre, un Appello congiunto rivolto ai partecipanti a COP26, insieme con decine di autorità religiose e scientifiche, nel quale si chiede l’adozione di un’educazione all’ecologia integrale che favorisca un modello culturale incentrato sulla fraternità. Tutti Fratelli e casa comune! È un messaggio che ognuno può comprendere e che ha un alto valore morale e politico. Santo Padre, Lei chiede un urgente cambio di rotta passando dalla “cultura dello scarto” ad una “cultura della cura della casa comune”, poiché i giovani “non avranno un pianeta diverso da quello che lasciamo noi a loro [..] Questo è il momento della decisione che dia loro motivi di fiducia nel futuro” (Messaggio al Sig. Alok Sharma, Presidente della COP26, 29 ottobre 2021).

Santo Padre, vorrei ricordare a questo consesso le Sue parole pronunciate nel Messaggio per il lancio del Patto Educativo Globale del 2019: “Ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente”. La forza di tale messaggio di pace riecheggia ogni anno di più. Davanti all’emergere di nuove sofferenze e all’aggravamento di vecchi drammi, Lei non offre semplicistiche soluzioni dall’orizzonte limitato ma ci invita ad edificare una pace duratura. Ciascuno di noi è, e deve sentirsi, protagonista nella costruzione di un mondo pacificato concentrando le nostre azioni in tre direttrici da Lei individuate e ben definite: incentivare il dialogo tra le generazioni realizzando progetti condivisi; promuovere l’educazione come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo; garantire condizioni di lavoro che realizzino la dignità umana (cf Messaggio per la 55ma Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2022).

Santo Padre, la Sua straordinaria sensibilità al disagio umano e alla instabilità sociale è apparsa con forza nel suo viaggio nel cuore dell’Europa, in Slovacchia. Qui ha difeso la dignità e il diritto al lavoro con parole che mi permetto di condividere: “Come senza pane non c’è nutrimento, senza lavoro non c’è dignità” (Incontro con le Autorità, la Società civile e il Corpo diplomatico, Palazzo Presidenziale, Bratislava, 13 settembre 2021). Lei invita a costruire società giuste e solidali basate sul lavoro affinché “nessuno si senta emarginato e si veda costretto a lasciare la famiglia e la terra di origine in cerca di maggiori fortune” (ibid.). Laddove queste condizioni sono ancora da costruire è necessario che il mondo non si volti dall’altra parte.

Forte è stato il suo appello, Santo Padre, lanciato durante il suo “pellegrinaggio alle sorgenti della fraternità e umanità” a Cipro ed in Grecia, a favore dell’integrazione dei migranti: “il mare che molti popoli abbraccia, con i suoi porti aperti ricorda che le sorgenti del vivere insieme stanno nell’accoglienza reciproca” (Videomessaggio in occasione del Viaggio Apostolico a Cipro e in Grecia, 29 novembre 2021). La Santità Vostra, a Cipro, ha esortato la comunità internazionale affinché rifugga dalla tentazione di erigere i “muri della paura” ed ha auspicato che l’Isola, crocevia delle civiltà, possa divenire “un cantiere di pace” (Incontro con le Autorità, la Società civile e il Corpo diplomatico, Palazzo Presidenziale, Nicosia, 2 dicembre 2021). Sono stato testimone diretto del suo viaggio apostolico a Cipro, maggioritariamente ortodossa, e ho potuto constatare come la Sua presenza non solo susciti entusiasmo, ma unisca e dia speranza. In Grecia ha focalizzato l’attenzione sull’importanza dell’accoglienza perché quando si tratta di migranti, rifugiati e profughi, in gioco ci sono vite umane e ha sottolineato che “quando i poveri vengono respinti, si respinge la pace” (Visita ai Rifugiati, Mytilene, 5 dicembre 2021).

Pace e dialogo sono state al centro anche del Suo primo storico viaggio in Iraq dove, nell’alveo dell’enciclica Fratelli Tutti, ha posto l’accento sul concetto e la prassi della fraternità, proseguendo contestualmente il percorso tracciato dalla Dichiarazione sulla Fratellanza Umana firmato ad Abu Dhabi. Santo Padre, in occasione dell’incontro con le Autorità al Palazzo Presidenziale di Baghdad lo scorso marzo, Lei ha ricordato che “una società che porta l’impronta dell’unità fraterna è una società i cui membri vivono tra loro in solidarietà” ma ha anche lanciato un appello alla comunità internazionale affinché “non faccia mancare la mano tesa dell’amicizia e dell’impegno costruttivo” per il mantenimento della pace.

Santo Padre, mi permetta di riconoscere il Suo impegno a favore della valorizzazione delle donne e il riconoscimento del ruolo attivo della donna nella società e nella costruzione della storia dell’umanità. Faccio mie le Sue parole: “Dobbiamo lottare per la dignità delle donne: sono coloro che portano avanti la Storia” (Conferenza Stampa durante il volo di ritorno, Viaggio Apostolico in Iraq, 8 marzo 2021).

Abbiamo constatato in Lei, Padre Santo, un coraggio evangelico che ci ispira. Davanti al Colosseo, il 7 ottobre 2021, nella cerimonia interreligiosa organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, quasi guardando il mondo futuro, Lei ebbe a dire: “Questo è il vero coraggio, il coraggio della compassione, che fa andare oltre il quieto vivere, oltre il non mi riguarda e il non mi appartiene. Per non lasciare che la vita dei popoli si riduca a un gioco tra potenti. No, la vita dei popoli non è un gioco, è cosa seria e riguarda tutti”. Sono parole che ispirano il Suo ministero, ma anche la nostra azione di diplomatici e di famiglia diplomatica. Vogliamo tutti condividere il Suo coraggio, testimoniando che la vita dei popoli è cosa seria e ci riguarda tutti.

Santo Padre, La prego di accettare i più fervidi auguri di buon anno e di buona salute. Tengo a ringraziarLa a nome della famiglia diplomatica presso la Santa Sede che rappresento in veste di Decano, per la forza che ci ha trasmesso nell’anno appena trascorso.

Grazie, Santo Padre, per la sua opera instancabile, speranza per tanti popoli, tanti uomini e donne.

***

Testo in lingua originale (Francese)

Très Saint-Père,

je suis profondément honoré de vous présenter, une fois encore, en qualité de Doyen du Corps Diplomatique accrédité près le Saint-Siège, nos meilleurs vœux de bonne santé et de poursuite fructueuse de votre mission apostolique.

Permettez-moi d’exprimer la joie de vivre ensemble ce moment habituel de rencontre qui remplit nos cœurs d’espérance et qui présente symboliquement au monde les représentants des États rassemblés autour du Saint-Père. L’année au cours de laquelle la pandémie s’est prolongée a vu votre personne se dépenser sans relâche en faveur de la paix, de la construction du dialogue, de la défense de l’environnement et de la protection de nos semblables les plus faibles et sans défense. De toutes les manières, à temps et à contretemps, vous avez inlassablement affirmé qu’on ne se sauve pas seul.

Comme vous l’avez indiqué dans l’Encyclique Fratelli tutti, la pandémie est sans aucun doute l’épreuve de notre temps dans laquelle personne ne peut s’isoler, ni comme individu ni comme collectivité. Il n’est pas possible de sortir de la crise sanitaire due à la Covid-19 en retrouvant la normalité perdue, avec ses inégalités et ses souffrances, mais en cherchant des solutions nouvelles qui font changer nos styles de vie. Avec Fratelli tutti, vous avez proposé une profonde “révolution” de la fraternité dont nous pouvons tous être des acteurs : les individus comme les États.

Être frères veut dire avoir une maison commune. C’est un message que vous avez aussi explicité dans l’Encyclique Laudato si’, de 2015. Et il y en avait besoin ! Votre message a contribué toutes ces années à préparer un terrain fertile pour un changement d’approche de la politique environnementale, thème dominant de la Conférence des Parties de l’ONU, mieux connue sous le nom de COP26, qui s’est tenue à Glasgow au cours de l’année qui vient de s’achever. Conscient que le problème ne peut être résolu que par la collaboration de tous, vous avez lancé et signé au Vatican, le 4 octobre dernier, un Appel conjoint adressé aux participants de la COP26, avec de nombreuses autorités religieuses et scientifiques, dans lequel l’adoption d’une éducation à l’écologie intégrale qui favorise un modèle culturel centré sur la fraternité est demandée. Tous frères dans une maison commune ! C’est un message que chacun peut comprendre et qui a une haute valeur morale et politique. Saint-Père, vous demandez un changement de cap urgent en passant de la “culture du rejet” à une “culture du soin de la maison commune”, puisque les jeunes « hériteront de la planète que nous choisissons de leur laisser. […] Le moment est venu de prendre des décisions qui leur donne un motif d’espérance dans l’avenir » (Message à Mr Alok Sharma, Président de la COP26, 29 octobre 2021).

Saint-Père, je voudrais rappeler ici vos paroles du Message pour le lancement du Pacte Éducatif Mondial de 2019 : « Chaque changement nécessite un parcours éducatif pour faire mûrir une nouvelle solidarité universelle et une société plus accueillante ». La force de ce message de paix retentit chaque année davantage. Devant l’apparition de nouvelles souffrances et l’aggravation de drames anciens, vous n’offrez pas de solutions simplistes à l’horizon limité mais vous nous invitez à édifier une paix durable. Chacun de nous est, et doit, se sentir protagoniste de la construction d’un monde pacifié en concentrant nos actions en trois axes que vous avez identifiés et bien définis : encourager le dialogue entre les générations en réalisant des projets partagés ; promouvoir l’éducation comme facteur de liberté, de responsabilité et de développement ; garantir des conditions de travail qui réalisent la dignité humaine (Cf. Message pour la 55ème Journée Mondiale de la Paix, 1er janvier 2022).

Saint-Père, votre extraordinaire sensibilité à la souffrance humaine et à l’instabilité sociale est apparue avec force lors de votre voyage au cœur de l’Europe, en Slovaquie. Vous y avez défendu la dignité et le droit au travail avec des paroles que je me permets de partager : « De même que sans pain il n’y a pas de nourriture, sans travail il n’y a pas de dignité » (Rencontre avec les Autorités, la Société Civile et le Corps Diplomatique, Palais présidentiel, Bratislava, 13 septembre 2021). Vous invitez à construire des sociétés justes et solidaires fondées sur le travail afin que « personne ne se sente exclu et se voie forcé de quitter la famille et la terre d’origine en quête d’un plus grand bonheur » (Ibid.). Là où ces conditions sont encore à construire, il ne faut pas que le monde se détourne.

Saint-Père, votre appel en faveur de l’intégration des migrants, lancé durant votre « pèlerinage aux sources de la fraternité et de l’humanité » à Chypre et en Grèce, était fort : « La mer, qui embrasse de nombreux peuples, nous rappelle, par ses ports ouverts, que les sources de la coexistence résident dans l’accueil réciproque » (Message Vidéo à la veille du Voyage Apostolique à Chypre et en Grèce, 29 novembre 2021). Votre Sainteté, à Chypre, vous avez exhorté la communauté internationale afin qu’elle fuie la tentation d’ériger des « murs de la peur » et vous avez souhaité que l’île, carrefour des civilisations, puisse devenir « un chantier de paix » (Rencontre avec les Autorités, la Société Civile et le Corps Diplomatique, Palais présidentiel, Nicosie, 2 décembre 2021). J’ai été un témoin direct de votre Voyage Apostolique à Chypre, majoritairement orthodoxe, et j’ai pu constater comment votre présence, non seulement suscite l’enthousiasme, mais unit et donne l’espérance. En Grèce, vous avez focalisé l’attention sur l’importance de l’accueil parce que lorsqu’il s’agit de migrants, de réfugiés ou de personnes déplacées, des vies humaines sont en jeu, et vous avez souligné que « lorsque les pauvres sont rejetés, c’est la paix qui est rejetée » (Visite aux réfugiés, Mytilène, Grèce, 5 décembre 2021).
La paix et le dialogue ont été au centre de votre voyage historique en Irak où, dans le sillage de l’Encyclique Fratelli tutti, vous avez mis l’accent sur le concept et la pratique de la fraternité, en poursuivant contextuellement le parcours tracé par la Déclaration sur la Fraternité Humaine signée à Abu Dhabi. Saint-Père, à l’occasion de la rencontre avec les Autorités au Palais présidentiel de Bagdad en mars dernier, vous avez rappelé qu’« une société qui porte l’empreinte de l’unité fraternelle est une société dont les membres vivent dans la solidarité», mais vous avez aussi lancé un appel à la communauté internationale pour qu’ « elle ne retire pas la main tendue de l’amitié et de l’engagement constructif » pour le maintien de la paix.

Saint-Père, permettez-moi de reconnaître votre engagement en faveur de la valorisation des femmes et de la reconnaissance du rôle actif de la femme dans la société et dans la construction de l’histoire de l’humanité. Je fais miennes vos paroles : « Nous devons nous battre, lutter, pour la dignité des femmes. Ce sont elles qui font avancer l’histoire » (Conférence de presse, Voyage Apostolique en Irak, 8 mars 2021).

Nous avons vu en vous, Saint-Père, un courage évangélique qui nous inspire. Devant le Colisée, le 7 octobre 2021, lors de la cérémonie interreligieuse organisée par la Communauté de Sant’Egidio, presque en regardant le monde à venir, vous avez dit : « Voilà le vrai courage, le courage de la compassion, qui fait aller au-delà d’une vie tranquille, au-delà du cela ne me regarde pas et du cela ne m’appartient pas. Afin de ne pas laisser la vie des peuples se réduire à un jeu entre puissants. Non, la vie des peuples n’est pas un jeu, elle est une chose sérieuse et concerne tout le monde ». Ce sont des paroles qui inspirent votre ministère, mais aussi notre action de diplomates et de famille diplomatique. Nous voulons tous partager votre courage, en témoignant que la vie des peuples est une chose sérieuse qui nous regarde tous.

Saint-Père, je vous prie d’accepter les vœux les plus fervents de bonne année et de bonne santé. Je tiens à vous remercier au nom de la famille diplomatique près le Saint-Siège que je représente en tant que Doyen, pour la force que vous nous avez transmise durant l’année qui vient de s’écouler.

Merci, Saint-Père, pour votre œuvre infatigable, espérance pour de nombreux peuples, pour beaucoup d’hommes et de femmes.

***

Traduzione in lingua inglese

Your Holiness,

As Dean of the Diplomatic Corps accredited to the Holy See, I have the great honour to express, once again, our best wishes for your good health and our hope that your apostolic mission will continue to bear much fruit.

Permit me to express our joy at being able to come together for this customary moment of encounter, which fills our hearts with hope and shows the world, in a symbolic way, the representatives of States gathered around the Holy Father. The year of the pandemic, which continues to drag on, has seen you unremittingly doing all you can to promote peace, build dialogue, safeguard the environment and protect the weakest and defenceless. In every way, in season and out of season, you have been untiring in insisting that we cannot save ourselves on our own. As you pointed out in the encyclical Fratelli tutti, the pandemic is without doubt the test of our time, in which no one can isolate himself either individually or collectively. It is not possible to emerge from the health crisis caused by Covid-19 by recovering lost normality with its inequalities and forms of suffering; we have to find new solutions that will make us change our lifestyles. In Fratelli tutti you proposed a profound “revolution” of fraternity, in which we can all play an active part: individuals as well as States.

To be brothers and sisters means having a common home. This is a message that you also elucidated in the Encyclical Laudato si’ in 2015. Indeed, there was need of it! In these years, your message has contributed to preparing the ground for greater receptivity to a change of approach in environmental policy, which was a central theme at the Conference of the Parties of the United Nations Organization, better known as COP26, which took place in Glasgow during the year that has just ended. Since you were fully aware that the problem could be resolved only with everybody’s cooperation, on 4 October last, together with numerous religious and scientific authorities, you launched and signed a Joint Appeal addressed to the COP26 participants, requesting the promotion of education in integral ecology, drawing on a cultural model centred on fraternity. We are all brothers and sisters, and we have a common home! This is a message that everyone can understand and it has a great moral and political value. Holy Father, you ask for an urgent change of direction, moving from a “throwaway culture” to a “culture of care for our common home”, because the young “will only inherit the planet we choose to leave to them. … Now is the moment for decisions that can provide them with reasons for hope and trust in the future” (Message to Mr Alok Sharma, President of COP26, 29 October 2021).

Holy Father, I would like to remind this gathering of what you said in 2019 in your Message for the launch of the Global Educational Compact: “All change requires an educational process aimed at developing a new universal solidarity and a more welcoming society”. The force of this message of peace becomes clearer with every passing year. Faced with the emergence of new forms of suffering and the deterioration of old tragic situations, you do not propose simplistic solutions that are narrow in scope but you invite us to build a lasting peace. Each of us is, and should consider himself or herself, a protagonist in the building of a world at peace, by concentrating our actions in three directions that you have pointed out and clearly defined: foster intergenerational dialogue by implementing shared projects; promote education as a factor of freedom, responsibility and development; guarantee working conditions for the realization of human dignity (cf. Message for the 55th World Day of Peace, 1 January 2022).

Holy Father, your extraordinary sensitivity to human discontent and social instability was evident during your journey to the heart of Europe, in Slovakia. There you defended human dignity and the right to work using words which I take the liberty to share: “Just as without bread there is no nutrition, without labour there is no dignity” (Meeting with Authorities, Civil Society and the Diplomatic Corps, Presidential Palace, Bratislava, 13 September 2021). You invite us to build just societies, characterized by solidarity and based on work, so that “none will feel marginalized or constrained to leave family and homeland in search of a better life” (ibid.). The world must not look away from those places where these conditions are yet to be met.

During your “pilgrimage to the wellsprings of fraternity and humanity” in Cyprus and Greece, you issued a strong appeal, Holy Father, for the integration of migrants: “The sea, which embraces many peoples, with its open ports reminds us that the sources of living together lie in mutual acceptance” (Video Message on the occasion of the Apostolic Journey to Cyprus and Greece, 29 November 2021). Your Holiness, in Cyprus you exhorted the international community to flee from the temptation to erect “walls of fear” and you expressed the hope that the island, which is a crossroads of civilizations, might become a “workshop of peace” (Meeting with the Authorities, Civil Society and the Diplomatic Corps, Presidential Palace, Nicosia, 2 December 2021). I was an eyewitness of your apostolic journey to Cyprus, which is majority Orthodox, and I was able to see for myself how your presence was not only greeted with enthusiasm but also brought about unity and gave hope. In Greece, you focussed attention on the importance of hospitality, because where migrants, refugees and displaced persons are concerned, human lives are at stake, and you emphasised that “when we reject the poor, we reject peace” (Visit to the Refugees, Mytilene, 5 December 2021).

Peace and dialogue were also at the centre of your first historic journey to Iraq where, in line with the encyclical Fratelli tutti, you emphasised the concept and practice of fraternity, at the same time pursuing the path set out in the Declaration on Human Fraternity signed in Abu Dhabi. Holy Father, at your meeting with the authorities in the Presidential Palace in Baghdad last March, you reminded us that “a society that bears the imprint of fraternal unity is one whose members live in solidarity with one another”. You also launched an appeal to the international community not to withdraw “the outstretched hand of friendship and constructive engagement” in order to maintain peace.

Holy Father, allow me to acknowledge your commitment to the promotion of women and the recognition of their active role in society and in the making of the history of humanity. I make my own your words: “We have to fight for the dignity of women. They are the ones who carry history forward” (Press Conference on the return trip to Rome following the Apostolic Journey to Iraq, 8 March 2021).

We have seen in you, Holy Father, an evangelical courage that inspires us. During the interreligious ceremony organized by the St Egidio Community at the Colosseum on 7 October 2021, as if you were looking at the world of the future, you said: “This takes real courage: the courage of compassion, a courage that goes beyond complacency, beyond the mind-set of ‘it doesn’t concern me’ and ‘it has nothing to do with my life’. We cannot allow the lives of entire peoples to become mere pawns in a power game. The lives of peoples are not part of a game: they are a serious matter and concern everyone”. These words not only inspire your ministry but also our activity as diplomats and as a diplomatic family. We would all like to share your courage and bear witness that the lives of peoples are a serious matter and concern us all.

Holy Father, I ask you to accept our best wishes for a happy new year and for your good health. I wish to thank you in the name of the diplomatic family accredited to the Holy See, which I represent as Dean, for the strength you have communicated to us during the year just ended.

Thank you, Holy Father, for your untiring work, which is a source of hope for many peoples, for many men and women.

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